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Narrativa

L'INTERVISTA IMPOSSIBILE
di Carlo Adriano

LADY MACBETH

"Via, macchia maledetta! Via, dico! -- Uno -- due -- ebbene, allora è tempo di farlo. -- L'inferno è buio. -- Vergogna, mio signore, vergogna! Un soldato che ha paura? -- Perché dobbiamo temere che qualcuno lo sappia, quando nessuno può chiamare il nostro potere a render conto? -- Eppure chi avrebbe pensato che il vecchio avesse in sé tanto sangue? Il Barone di Fife aveva una moglie: dov'è ora? - E queste mani, non saranno mai pulite? -- Basta, mio signore, basta: rovinate tutto con questi attacchi. Qui c'è ancora odore di sangue: tutti i profumi d'Arabia non lo toglieranno da questa piccola mano. Lavati le mani, mettiti la veste da camera, non essere così pallido. -- Te lo dico un'altra volta, Banquo è seppellito: non può uscire dalla tomba. A letto, a letto, bussano alla porta. Orsù, orsù, datemi la mano. Ciò che è fatto non può essere disfatto. A letto, a letto, a letto".1

Sento i capelli rizzarmisi sulla nuca, ma non è a causa del vento freddo: la vista di quella donna scalza e scarmigliata e, più ancora, le sue parole, mi fanno capire quanto sia pericolosa la mia missione, temibile per la mia vita e per la salvezza della mia anima. Le dicerie sugli efferati delitti commessi da Macbeth, che ormai da mesi - e non solo a Edimburgo - non ci si limita più a sussurrare, mi sembra che trovino piena conferma nelle parole della sua consorte.

Mi è apparsa all'improvviso, nel piccolo giardino che invano tenta di rendere leggiadro il tetro castello di Dunsinane, mentre attendevo il ritorno dell'ancella che doveva annunciarle la mia visita. Ed il suo aspetto, le sue condizioni! Il pallore e lo stravolgimento del suo viso, gli occhi lucidi, spalancati nel vuoto, le mani tremanti, come non possono non alimentare l'atroce sospetto che ha indotto il Vescovo ad inviarmi a Dunsinane.

Forse Lady Macbeth non si è limitata ad assecondare le trame nefaste del marito, ma ha agito in complicità con le streghe che sono state segnalate frequentare queste terre. Del resto, come spiegare altrimenti l'assenza del crocifisso nell'alloggio che mi è stato assegnato se non con un'inclinazione al peccato dei Signori di Dunsinane? Non mi è stato neppure concesso di raccogliermi in preghiera nella cappella del castello poiché, mi è stato detto, necessita di riparazioni. Ma io ne ho visto solamente le porte sprangate.

L'assenza del re, in viaggio con una poderosa scorta per ispezionare le guarnigioni delle frontiere meridionali, era parsa al Vescovo un'opportunità da non perdere per questa missione: con il leone lontano dalla tana il mio compito sarebbe stato più agevole. Tuttavia sarebbe stoltezza, la mia, se agissi precipitosamente: forse non è Re Macbeth l'avversario più temibile. Le forze del male non arretrano di fronte a nulla, sovente assumono persino le sembianze più innocue per ingannarci; un passo falso può perdermi. Accortezza, ci vuole, e che Dio mi protegga.

Il sole inizia a declinare all'orizzonte, ad ovest, verso le colline, dietro le quali si stanno ammassando minacciose nuvole nere portate da un vento freddo che mi induce a stringermi nel mantello. Questa notte scoppierà un temporale, ma spero che la sua violenza si esaurisca entro l'alba di domani. Sono impaziente di ripartire per Edimburgo, e mi auguro anche di non dover presenziare fino a notte alta alla mensa di Lady Macbeth, questa sera. Il viaggio sarà lungo, ed ho bisogno di riposare adeguatamente almeno per qualche ora.

Mi faccio coraggio e, seppur con riluttanza, le rivolgo la parola.

"Milady ".
"Chi è là? Vattene, vattene via, Duncan!".
"Non sono Duncan, milady, che Dio l'abbia in gloria. Sono Eric Mac Leod, segretario particolare del Vescovo di Edimburgo. Vi porgo i suoi ed i miei omaggi umilissimi".

Solo ora la sciagurata sembra vedermi, benché più volte, durante il suo farneticare, avesse posato lo sguardo su di me. Repentinamente essa muta atteggiamento: il viso diviene altero, il tremore cessa, l'occhio è lucido, penetrante. Si accorge altresì del suo aspetto, e prima di rispondermi chiama le sue cameriere personali. Due donne accorrono trafelate.

"Dove eravate, sciocche? Non vedete in quale stato è la vostra signora? Pettinatemi, e portatemi di che vestirmi degnamente! Aspettate, dite a Brighitte di portare del vino aromatico per il nostro ospite".

Quindi si rivolge a me:

"Il segretario particolare del Vescovo di Edimburgo! Quale onore per la nostra corte. A dire il vero, non avrei mai immaginato che foste così giovane. Quali nuove mi portate dalla città?"

Per alcuni minuti la conversazione si conduce su argomenti futili, ma, simili a quelle che corrono nel cielo, nuvole nere di sospetti si addensano nell'animo mio. Mi avvedo, infatti, che la regina è eccessivamente gaia, ilare. Non è un modo di fare consono alle circostanze.


NARRATIVA


Prof. Carlo Adriano
Dottore in Filosofia, laureato presso l'Università degli Studi di Torino con una tesi sulla fenomenologia delle nuove religioni;
ha alle spalle anni di insegnamento di lettere e filosofia nella scuola Media Superiore.
Segni particolari biker.

Puoi contattare l'autore scrivendo a:
cadriano@diff.org


Racconti dello stesso autore:
Hal 9000
La Sfinge
Lady Macbeth


 


1 *
William Shakespeare, Macbeth, atto V, scena seconda; traduzione di Agostino Lombardo, Torino, Einaudi, 1994;
altre parti del dialogo che segue sono trate dalla tragedia e saranno segnalate da un asterisco per evitare di appesantire il testo con diverse note; è ovvio, comunque, che la lettura integrale dell'opera è vivamente raccomandata.
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